ll Messaggero Veneto | Mara Navarria. Grazie Friuli
LA NOSTRA PARIGI
Parigi è speciale, mi ha sempre accolta nel migliore dei modi e qui ho vissuto dei momenti importanti della mia carriera schermistica: dai Mondiali del 2010 alla premiazione della Coppa del Mondo nel 2018, entrambi eventi ospitati al Grand Palais.
Questa volta Parigi brillava e ha iniziato a risplendere dalla cerimonia inaugurale, con la voce di Celine Dion che cantava sulla Torre Eiffel, sotto la pioggia battente.
Ho avvertito le vertigini, quelle stesse vertigini con cui Victor Hugo descrive Parigi nei Miserabili: “chi guarda nelle profondità di Parigi ha le vertigini.
Niente di più fantastico, niente di più tragico, niente di più superbo”.
È stata come una premonizione.
Non essere stata convocata, per scelta tecnica, alla gara individuale è stato un momento molto doloroso, che ha scatenato in me emozioni contrastanti ma, in attesa della competizione a squadre, ho cercato di mantenere le energie e la concentrazione vivendo i momenti olimpici più intensi, come la cerimonia inaugurale e la vita quotidiana al villaggio olimpico.
Dopo l’isolamento di Tokyo 2020, il villaggio olimpico mi ha accolto in modo familiare: era molto più piccolo dei precedenti, per questo è stato possibile incontrare tanti atleti di tutto il mondo e scambiare con loro abbracci, qualche selfie e numerose pin.
Le olimpiadi, lo sport, sono anche questo per me: condivisione e inclusione. Ho avuto la fortuna di chiudere in questa città, luminosa ed elegante, la mia carriera internazionale, come avevamo idealizzato con il mio team, ovvero con un risultato stellare: da capitano della squadra di spada femminile che, per la prima volta nella storia della scherma italiana, ha vinto un oro olimpico.
Campionessa olimpica con Rossella Fiamingo, Alberta Santuccio e Giulia Rizzi.
È stata la ciliegina sulla torta di una lunga carriera e di tanta devozione per la maglia azzurra: per 14 anni ho provato a dare il meglio di me stessa per la mia Nazionale, per questo sport e per il concetto di sport universale. Ho cercato di essere un esempio, per mio figlio e per tutti i ragazzi e le ragazze che ho accompagnato in questi anni in pedana e per quelli che accompagnerò anche nel futuro, forse semplicemente come mamma e zia Mara.
Questa vittoria olimpica ha un risvolto dolcissimo ed eccomi qui con una lunga pagina di ringraziamenti.
In queste settimane ho ricevuto tantissimi messaggi, alcuni struggenti, come quello inviato con telegramma dalla mia maestra delle scuole elementari ma anche i tanti riconoscimenti istituzionali, locali e regionali, tutti carichi di affetto e mai scontati, sempre vivi e sentiti.
Sto cercando di assaporare tutto questo amore che mi arriva da uomini e donne che hanno segnato la mia vita, da donna e da atleta: la classe ’85 di Carlino, il gruppo della mamme degli amici di Samuele, la mia santola, i vecchi e i nuovi amici, la mia grande famiglia, l’Esercito, il team di Promoturismo e la Regione FVG, la famiglia Zanutta…è un elenco lungo e bellissimo.
Le parole che ho letto e che leggo sono di gioia e di condivisione: il nostro fondo pedana, invaso dalla Marsigliese al Grand Palais, era una bomba. Inarrivabile. In tantissimi avete saltato sul divano, tremato e urlato e vi giuro che vi abbiamo sentiti, da tutto il Friuli Venezia Giulia e dall’Italia intera, vicini nel cuore e sulla punta della spada.
Sono grata per tutto questo.
Grata per le indicazioni ricevute, sin da bambina, dai miei tanti Maestri.
In pedana, al Grand Palais, mi sono sentita in quell’ultimo assalto, in cui ho lasciato ad Alberta il +1 promesso, Maestra di me stessa.
Finalmente realizzata come donna, atleta, moglie e madre.
Sono grata a tutto il mio team, presente e passato, per gli insegnamenti e per tutto quello che ho imparato: dalla tecnica sino alla respirazione, dalle sedute di apnea al lavoro fisico in palestra.
Grata per aver imparato, in questi anni, a raccontarmi nella buona e nella cattiva sorte.
Grata alla fatica e all’impegno, per quegli abbracci ricevuti nei momenti più duri.
Sono grata per aver creduto nei miei sogni, per aver tenuto sempre accesa la mia fiamma di Olimpia.
Una menzione speciale in questi giorni, lunghi e carichi d’impegni, va agli sguardi e alle lacrime di felicità.
Sono una campionessa olimpica, ma sono sempre e solo Mara.
Graciis di cûr a tutti.
Mara Navarria